E’ opinione comune che S. Giovanni al Sepolcro, sia per molti versi una costruzione piena di interrogativi ed incognite e, dunque, affascinante.
La sua storia si intreccia con la presenza degli ordini religiosi militari a Brindisi, quali i Teutonici, Templari e Gerosolimitani, che hanno ispirato il suo simbolismo architettonico. Il Tempio è un esempio a livello locale, di come i modelli architettonici di Gerusalemme, quale ad es. la Rotonda della Basilica della Resurrezione, siano stati reinterpretati.
In un’epoca in cui i pellegrini manifestavano un crescente interesse per i luoghi della Terra Santa, anche quelli lontani e difficili da raggiungere, il Tempio di San Giovanni al Sepolcro si ergeva come una riproduzione evocativa dei luoghi sacri, in particolare del Santo Sepolcro.
Da più parti è stata sottolineata la straordinaria somiglianza della planimetria di S. Giovanni al Sepolcro con l’Anastasis di Gerusalemme, costituito da un duplice giro di colonne su impianto circolare edificato dall’Imperatore Costantino nel IV sec. d.C.
Facciata principale
La costruzione del Tempio è datata presumibilmente tra la fine dell’XI e l’inizio del XII secolo, segnando il periodo di rinascita sotto il dominio normanno. Il più antico documento che ne attesta l’esistenza, risalente al 1128, è la conferma dei possedimenti concessa da Onorio II ai canonici regolari del S. Sepolcro.
L’edificio presenta affascinanti dettagli architettonici, tra cui tre ingressi. Il primo, rivolto ad ovest e decorato con un portale in pietra calcarea, mostra bassorilievi raffiguranti motivi zoomorfi e geometrici influenzati dall’arte araba. Un secondo ingresso, simile al primo, si trova sul lato nord e presenta un protiro adornato da leoni stilofori e un arco a tutto sesto cuspidato. Gli stipiti in marmo di questo portale sono scolpiti con varie figure del “Bestiarium”. Un terzo portale, di più semplice fattura, attualmente murato, si apre verso il giardino retrostante.
Ingresso lato nord
Ingresso lato ovest
Ingresso lato sud (Giardino) – chiuso
Gli interni
Il Tempio brindisino, costruito interamente mediante il riutilizzo di materiali di recupero da preesistenti edifici romani e tardoantichi, ha una pianta circolare con un anello centrale costituito da otto colonne con capitelli. Di queste, due sono impegnate ai lati del primitivo ingresso; e le rimanenti dividono lo spazio in una rotonda centrale e un ambiente di passaggio limitato dalla muratura esterna.
La superficie interna delle pareti del tempio è decorata con frammenti di dipinti databili dalla metà del XIII secolo. Queste pitture richiamano la tradizione orientale e l’arte associata al movimento crociato. I dipinti si sovrappongono in strati successivi, raffigurando icone simili e, talvolta, tali raffigurazioni sono confrontabili con quelle trovate nei riquadri del coro di Santa Maria del Casale.
La Domus Romana
Nel 1969, furono condotti scavi all’interno e nel giardino retrostante, rivelando un mosaico romano di una Domus dell’età imperiale (II-III secolo d.C.). Questa Domus, con resti murari e un piano pavimentale in mosaico a 2,30 metri di profondità, subì danni significativi durante la distruzione della città nel 674 da parte di Romualdo, duca longobardo di Benevento.
Nel Tempietto nasce il primo Museo brindisino
Anche la struttura del Tempio che è arrivata fino a noi è il risultato delle trasformazioni subite nel corso dei secoli, a causa delle lesioni provocate dai terremoti del 1456 prima e del 1743 dopo. Successivamente la struttura rimase abbandonata fino alla metà del XIX sec. come è possibile vedere in una foto del 1878, che data i primi lavori di recupero. A fine Ottocento fu l’archeologo Giovanni Tarantini ad adibire a Museo l’antico Tempietto di San Giovanni al Sepolcro. Nella sua qualità di sacerdote egli riunì in un solo locale tutti i preziosi cimeli antichi che erano venuti alla luce durante i vari scavi.
Foto del Tempietto nel 1878
Una cartolina degli inizi del secolo scorso
Abstract: G. Matichecchia (Sopr. per i beni AAAS della Puglia), S. Giovanni al Sepolcro e S. Benedetto a Brindisi; M. Guglielmi, Gli affreschi del XIII e XIV secolo nelle chiese del centro storico di Brindisi; R. Jurlaro, Storia e cultura dei monumenti brindisini
English translation
A Treasure in Every Street: Via San Giovanni al Sepolcro. Temple of Saint John at the Sepulcher.
It is a common belief that Saint John at the Sepulcher, in many ways, is a construction filled with questions and uncertainties, and therefore, captivating. Its history intertwines with the presence of military religious orders in Brindisi, such as the Teutonic Knights, Templars, and Hospitallers, which inspired its architectural symbolism. The Temple is a local example of how architectural models from Jerusalem, such as the Rotunda of the Church of the Holy Sepulchre, have been reinterpreted.
In an era when pilgrims showed increasing interest in the Holy Land, even in distant and hard-to-reach places, the Temple of Saint John at the Sepulcher stood as an evocative reproduction of sacred sites, particularly the Holy Sepulchre. The construction of the Temple is presumably dated between the late 11th and early 12th centuries, marking a period of revival under Norman rule. The oldest document attesting to its existence, dating back to 1128, is the confirmation of possessions granted by Pope Honorius II to the regular canons of the Holy Sepulchre.
The extraordinary resemblance of the layout of Saint John at the Sepulcher to the Anastasis in Jerusalem, consisting of a double circle of columns in a circular arrangement, built by Emperor Constantine in the 4th century AD, has been emphasized from various quarters.
The Brindisi Temple, constructed entirely by reusing materials salvaged from pre-existing Roman and Late Antique buildings, has a circular plan with a central ring of eight columns with capitals. Two of these are engaged on the sides of the original entrance, and the remaining ones divide the space into a central rotunda and a passage area limited by the external masonry.
The building presents captivating architectural details, including three entrances. The first, facing west and adorned with a limestone portal, displays bas-reliefs depicting zoomorphic and geometric motifs influenced by Arab art. A second entrance, similar to the first, is located on the north side and features a porch adorned with stylized lion sculptures and a cusped round arch. The marble door jambs of this portal are carved with various figures from the “Bestiary.” A third portal, of simpler craftsmanship and currently walled up, opens towards the garden at the back.
The interior surface of the temple walls is decorated with fragments of paintings dating from the mid-13th century. These paintings evoke Eastern tradition and the art associated with the crusader movement. The paintings overlap in successive layers, depicting similar icons, and at times, these depictions can be compared to those found in the panels of the choir of Santa Maria del Casale.
In 1969, excavations were carried out inside and in the adjacent garden, revealing a Roman mosaic from an imperial-era Domus (2nd-3rd century AD). This Domus, with remains of walls and a mosaic floor at a depth of 2.30 meters, suffered significant damage during the city’s destruction in 674 by Romuald, the Lombard Duke of Benevento.
The structure of the Temple that has come down to us is also the result of transformations over the centuries, due to injuries caused by earthquakes in 1456 and 1743. Subsequently, the structure remained abandoned until the mid-19th century, as evidenced by a photo from 1878, which shows the initial restoration work. At the end of the 19th century, the archaeologist Giovanni Tarantini converted the ancient Temple of Saint John at the Sepulcher into a museum. As a priest, he brought together in a single space all the precious ancient artifacts that had come to light during various excavations.
Abstract: G. Matichecchia (Sopr. per i beni AAAS della Puglia), S. Giovanni al Sepolcro e S. Benedetto a Brindisi; M. Guglielmi, Gli affreschi del XIII e XIV secolo nelle chiese del centro storico di Brindisi; R. Jurlaro, Storia e cultura dei monumenti brindisini